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Trovo che le sedie da giardino abbiano un fascino speciale: hanno attraversato epoche e climi differenti e, nonostante il tempo le abbia un po’ consumate, trattengono un alone di poesia intramontabile.
Queste stupende sedute in ferro dei primi del Novecento, italiane, avranno origliato confessioni privatissime oppure avranno partecipato ad un bislacco scambio un po’ pettegolo all’ora del tè. Avranno ospitato lettori o lettrici intenti a lasciarsi rapire dalle pagine di un libro letto sotto le fronde di un albero.
Di tanti saranno state un sostegno. Ed ora, di chi saranno nuove complici?